Caro Giuseppe,
voglio scriverti questa lettera nella speranza che tu, dove sei ora, possa leggerla.
Quando si perde un figlio, perché tu sei compreso in quella lunga schiera di ragazzi che in tutti questi anni sono diventati come figli per me, riaffiorano i ricordi.
Ti avevo conosciuto ad inizio anni ottanta a Ferrara, lungo la scala che portava al Centro di via Savonarola, diretto dal prof. Vullo.
Sento ancora la tua voce in mezzo ad un gruppo di ragazzi che erano arrivati da Taranto con un pullman. Rappresentavi già allora una sorta di capo branco, sempre pronto ad intervenire, a polemizzare, ad impegnarti. Per te il nomignolo “levantino” era calzante. Ho imparato a conoscerti meglio negli anni, ho seguito le tue battaglie in favore di tutti ed anche le tue battaglie personali contro la malattia.
L’ultima volta che ho dormito a casa tua abbiamo fatto l’alba parlando di tante cose, soprattutto della istituzione di una rappresentanza nazionale di tutti i talassemici e drepanocitici. Il tuo spirito battagliero non veniva meno neppure nei frequenti periodi nei quali eri costretto ai ricoveri. Le tue telefonate alle ore più insolite, soprattutto a notte fonda, i nostri frequenti scontri, perché tu eri anche polemico e convincerti non era facile.
Ho seguito passo passo le tue battaglie per ottenere l’L’1 quando ancora non era facile ottenerlo, il tuo impegno per il Centro di Taranto con il dott. Stefàno ed ho capito una volta di più, quanto fosse importante il tuo esempio ed il tuo impegno, nonostante i problemi di salute.
Il mondo della talassemia e non solo, quello del volontariato, perde con te una figura ed un esempio, ma non perderà certo lo stimolo all’impegno che ci hai lasciato.
Lo dimostra l’ultimo articolo che hai scritto per il nostro giornale poco prima di lasciarci.
Ovunque tu sia in questo momento, ricordati che l’esempio che hai lasciato non si perderà.
Brunello Mazzoli