Ci sono situazioni di emergenza in cui il sangue raccolto con le donazioni potrebbe non bastare, o non essere disponibile con la velocità necessaria, come dopo disastri naturali particolarmente gravi o in luoghi di difficile accesso, come i campi di battaglia. Questa considerazione è alla base del lavoro di diversi gruppi di ricerca in tutto il mondo, che stanno provando a ottenere un ‘sangue artificiale’ utilizzabile in tempi brevi oppure un ‘sangue universale’, 0 negativo, che può essere trasfuso in tutti i pazienti indipendentemente dal loro gruppo. Quest’ultimo caso è oggetto di una ricerca appena presentata al meeting della American Chemical Society a Boston, in cui si ipotizza che grazie a degli enzimi prodotti da alcuni batteri del microbioma intestinale si possa trasformare il sangue di gruppo A o B in sangue di gruppo O mediante rimozione degli zuccheri (antigeni) responsabili della determinazione del gruppo.
I ricercatori della University of British Columbia (UBC) hanno analizzato il DNA di batteri, presenti nel tratto digerente dell’uomo, per valutare se i loro enzimi possono rivelarsi utili nel modificare il gruppo sanguigno. In particolare, lo studio è stato focalizzato su una famiglia di enzimi in grado di rimuovere gli antigeni con un’efficienza potenzialmente 30 volte superiore rispetto a quella di altri enzimi precedentemente testati. Secondo gli stessi autori l’esperimento, sebbene molto promettente, è ancora ben lontano dall’applicazione pratica, sia perché è necessario condurre dei test clinici su larga scala sia perché è intenzione degli stessi autori aumentare ulteriormente l’efficienza enzimatica. È, inoltre, ancora da dimostrare che l’infusione del sangue così ottenuto non sia pericolosa per i pazienti.
Le caratteristiche dei quattro principali gruppi sanguigni (A, B, AB, 0) sono ereditarie e dipendono dalla presenza o dall’assenza, sulla superficie dei globuli rossi (i corpuscoli nel sangue incaricati del trasporto di ossigeno), di specifiche proteine o antigeni, che vengono riconosciuti dal sistema immunitario e reagiscono con diversi anticorpi.
Nel sangue di gruppo 0, i globuli rossi non presentano antigeni sulla superficie e sono quindi accettati da ogni organismo, indipendentemente dal gruppo sanguigno di appartenenza. I soggetti A, invece, hanno sulla membrana dei propri globuli rossi la proteina A, e nel plasma anticorpi anti-B; un soggetto B presenta sulla membrana dei propri globuli rossi la proteina B e nel plasma anticorpi anti-A.
«Se si riuscisse a rimuovere questi antigeni, che sono semplici zuccheri, allora potremmo convertire il sangue di tipo A e B in sangue di tipo 0», afferma Stephen Withers (Università della British Columbia, Canada), uno degli autori dello studio. Questo è da tempo un obiettivo, per gli scienziati, ma finora non sono stati trovati enzimi abbastanza efficienti e sicuri per portare l’operazione a termine.
Per quanto riguarda le emergenze che si possono verificare sul territorio italiano, invece, una buona programmazione e la sensibilizzazione di un numero sempre maggiore di volontari, sono l’arma migliore per affrontare eventuali picchi di richieste. Nel nostro paese è in vigore un piano strategico nazionale per le maxiemergenze, che prevede che tutte le regioni accantonino una scorta sempre disponibile e che in caso non siano sufficienti le altre possano intervenire compensando le carenze, arrivando solo in casi estremi alla mobilitazione dei donatori. Una strategia che ha già dato buoni risultati, e che conferma l’importanza dei volontari e delle loro associazioni per assicurare la risorsa sangue sia in tempi normali che in caso di eventi straordinari.
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