Uno sguardo completo sul sistema trasfusionale

Sono stati giorni intensi quelli di Catanzaro Lido, sede in cui durante gli scorsi 26 e 27 ottobre 2018 è andato in scena l’ormai annuale convegno della FIODS e del Centro nazionale sangue, un vero e proprio workshop di spessore internazionale che consente di stilare ciclicamente il punto sulle questioni chiave del sistema trasfusionale, sul piano nazionale e internazionale.

 

 

 

 

 

 

Il primo gruppo di lavoro impegnato a Catanzaro si è dedicato all’indagine sugli aspetti normativi del sistema trasfusionale italiano (in figura 1), sul doppio scenario, nazionale e internazionale. Quali sono i principi fondativi? A che punto è l’Italia, rispetto agli auspicabili livelli di omogeneità nell’adeguamento normativo richiesto dalle istituzioni nazionali ed europee?

I principi fondativi del sistema è sempre utile ribadirli: si tratta di principi “etici” da preservare, al di là delle prescrizioni EU: per cominciare una raccolta sangue ed emocomponenti basata su donazione volontaria, periodica, responsabile, anonima e gratuita. In questo quadro, il ruolo associazioni e federazioni di donatori volontari di sangue resta assolutamente decisivo in tutti i momenti della filiera, dalla promozione allo sviluppo della donazione organizzata di sangue e nella tutela dei donatori. Il tutto con la ferma certezza che il sangue umano non è, e non deve essere, fonte di profitto, con un’idea di gestione del processo trasfusionale che sia unitaria e “indivisibile” a governo esclusivamente pubblico, e con una visione dell’autosufficienza come entità non frazionabile e sovraregionale, che si unisce a un presa collettiva di coscienza sull’importanza valori da preservare come qualità e sicurezza dei prodotti plasmaderivati e della materia biologica. Questi ultimi sono da considerare assolutamente punti di forza di questo sistema, ma ci sono anche delle criticità. A vigilare che si facciano passi avanti anche sulle criticità, anche grazie alla massima adeguatezza e omogeneità dei sistemi di verifica e delle procedure regionali di autorizzazione e accreditamento, vi è il ruolo centrale del Centro Nazionale sangue che è sicuramente un valore aggiunto, così come sarebbe importante lavorare su un documento unico condiviso che possa generare unità di intenti oltre a un piano d’azione netto e preciso, atto a ridurre le disomogeneità e garantire la massima indipendenza di giudizio. Per quel che riguarda l’efficacia della governance nazionale e regionale, sono stati valutati come punti di forza la presenza di Regioni e delle Associazioni donatori nei direttivi CNS e nel CTS, così come l’utilizzo dii meccanismi di consultazione delle fasi programmatiche (non ultima la Consultazione plenaria del Sistema trasfusionale); infine, ma con qualche remora viste le forti disomogeneità sul piano dei principi stessi di formazione dei bandi  (esemplare il caso del Veneto con un bando per il 90% basato sui fattori economici ) vanno annoverati come fattore positivo gli accordi interregionali per la plasmaderivazione, uno strumento atto a promuovere l’autosufficienza regionale e nazionale di MPD e quale modello di cooperazione tra Regioni, a patto che non vi siano fraintendimenti sui fattori da privilegiare nei rapporti con le aziende che partecipano ai bandi per il conto lavoro.

Secondo Tema affrontato è il dono, uno dei temi di cui si parla più spesso, specie con un occhio al futuro. Cosa è possibile fare sul piano della promozione, programmazione, fidelizzazione dei donatori e su quello della preparazione alle nuove sfide che detterà il futuro sempre in divenire in virtù degli attesi cambiamenti sul piano internazionale, e con un settore del plasma in enorme espansione?  In primis un aspetto da non tralasciare: non è così scontato, vista anche la situazione in alcuni paesi traino nella produzione di plasmaderivati, restare ancorati a un principio di donazione non retribuita, uno dei principi etici più netti del sistema italiano.

Per farlo bisognerà mantenere una volontà etica ferma e assoluta su questo punto, sostenendo la donazione volontaria, garantendo il miglior livello di sicurezza possibile per donatori e riceventi, e lavorando per rafforzare il modello pubblico, con una sempre maggiore integrazione nei processi decisionali di associazioni e federazioni dei donatori. Fermo restando che la sicurezza è già oggi uno dei punti di forza del sistema, grazie ai test di evidenza scientifica e alle forti azioni preventive come il questionario per i donatori.

 

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