«Abbiamo e avremo sempre bisogno di voi. Perché donare il sangue significa donare vita». È il messaggio, tanto semplice quanto potentissimo, che i pazienti talassemici hanno voluto registrare e inviare ad AVIS Nazionale e a tutte le altre associazioni di donatori, per la straordinaria risposta fornita di fronte alla carenza di sangue che si era registrata a inizio marzo. Una carenza accentuata dalle difficoltà nel potersi recare nei centri trasfusionali a causa dell’emergenza Coronavirus.
Un messaggio che, in occasione della Giornata mondiale della talassemia che si celebra l’8 maggio, assume un significato ancora più profondo: «L’inizio della pandemia stava mettendo a dura prova non solo il sistema sanitario, ma i pazienti stessi che rischiavano di non poter ricevere le trasfusioni di cui hanno costantemente bisogno – spiega Raffaele Vindigni, presidente di United Onlus, la Federazione nazionale delle associazioni di talassemia, drepanocitosi e anemie rare – Per fortuna gli appelli lanciati da istituzioni e associazioni hanno avuto effetto e le scorte di sangue sono state ripristinate in poco tempo».
Il Covid-19 ha impedito ai volontari di United di scendere nelle piazze per le iniziative organizzate in occasione della giornata mondiale: niente camminate non agonistiche nelle piazze italiane, con autoemoteche per la raccolta di sangue e banchetti informativi per sensibilizzare alla donazione. Tutto rinviato al prossimo anno. Internet e, soprattutto, i social network, hanno però permesso di avviare, nel corso delle settimane, campagne informative volte a promuovere la cultura del dono e la sua importanza strategica per migliaia di pazienti.
«Abbiamo lanciato l’hashtag #mettiamocilafaccia – racconta il presidente – e abbiamo aderito alla campagna #magnificodonare promossa da AVIS in collaborazione con la cantante Chiara Galiazzo. L’obiettivo era quello di spiegare a cosa serve il sangue che viene donato, perché non serve soltanto alle persone talassemiche, ma è un bene primario al servizio della collettività». Come sempre avviene, è nei momenti di difficoltà che viene fuori il meglio di noi, per questo Vindigni ha voluto sottolineare come «questa emergenza ci ha fatto capire che le donazioni devono avvenire regolarmente così da garantire a tutti la possibilità di curarsi e di vivere».
Ad oggi sono oltre 7mila i pazienti in Italia affetti da questa malattia ereditaria del sangue, nota anche come “anemia mediterranea” per via dell’area geografica in cui, nel corso degli anni, si è diffusa maggiormente.
Fonte: AVIS