Sabato 29 ottobre 2016, presso l’Aula Multimediale del Poliambulatorio Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, si è tenuto il convegno La Talassemia: l’importanza di confrontarsi.
Sabato 24 settembre 2016, presso il Grand Hotel Mattei di Ravenna, si è tenuto il convegno Drepanocitosi: è ancora questa sconosciuta? – Nuove cure e prospettivi future, organizzata dall’Associazione Emofilici e Talassemici “Vincenzo Russo Serdoz”.
Giovedì 15 settembre 2016, presso il Caesar’s Hotel di Cagliari, si è tenuto il Convegno Avis La Cultura del Dono: Volontariato e Sanità Pubblica – 90 Anni Insieme (1927 – 2017) – Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?
Venerdì 9 settembre 2016, presso l’Istituto Superiore di Sanità di Roma, si è tenuto il convegno Recenti acquisizioni su conservazione dei globuli rossi e outcome clinici, organizzato dal Centro Nazionale Sangue con il patrocinio del Ministero della Salute.
Donare il sangue è una attività solidaristica che permette di aiutare concretamente un altro individuo che manifesta carenze a livello di sistema immunitario e cardiocircolatorio. L’atto donativo è una gesto totalmente gratuito ed è questo che deve tendere a stimolare maggiormente l’individuo che si presta all’atto di generosità.
Non si dona per ottenere una remunerazione e non si dona con il solo scopo di aiutare il beneficiario solo perché lo si conosce: il proprio sangue andrà ad aiutare un soggetto terzo, di cui non si conosce il nome, la provenienza, il sesso o la religione. Proprio questa è la parte più affascinante della donazione in sé, si compie un gesto di grande magnanimità senza sapere chi ne sarà il fruitore finale, senza conoscere la sua storia, il suo pregresso esperienziale, la sua vita: donare solo per voler fare del bene, indistintamente da chi ne possa trarre vantaggio.
La questione del perché compiere l’atto della donazione è sempre la migliore pubblicità utilizzata per sensibilizzare i potenziali donatori, coloro che ancora non sono decisi forse perché non comprendono bene la positività del gesto o perché hanno il timore – totalmente ingiustificato – di contrarre delle infezioni durante la donazione di sangue. Diamo subito una delucidazione chiara, univoca e definitiva: non esiste nel modo più assoluto, alcun rischio di contagio o di contrazione di una infezione, il materiale medico utilizzato è totalmente sterile e monouso, il donatore è perfettamente tutelato al 100% sotto tutti i punti di vista ed ogni atto porta benefici ad una terza persona che necessita di sangue per migliorare il funzionamento del proprio organismo. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha stimato che in ogni Paese vi è la necessità di circa 40.000 unità di sangue intero per milione di abitanti, il che significa che in Italia abbiamo un fabbisogno di circa due milioni e trecentomila unità di sangue e più di un milione di litri di plasma e dato che l’unico modo per arrivare a questo risultato è rappresentato dalla spontanea donazione umana, è evidente che tutti i soggetti che rispettano i requisiti richiesti, spiegati dettagliatamente nei paragrafi successivi, dovrebbero rispondere al dovere morale alla quale sono chiamati. Potrebbero esserci innumerevoli ragioni che possano permettere di giustificare le motivazioni di una donazione, anche se la principale ragione deve necessariamente essere la volontà di aiutare il prossimo: contribuire a salvare una vita, ad aiutare le persone con deficienze circolatorie o con varie patologie legate al sangue, individui che hanno avuto complicazioni medico-sanitarie a seguito di un incidente stradale o che necessitano di frequenti trasfusioni per trapianti ed interventi chirurgici. Va detto che al di là del compiere una buona azione finalizzata ad aiutare coloro che ne hanno necessità, l’atto in sé porta via solo pochi minuti al donatore e permette di ottenere un controllo accurato e costante del proprio stato di salute, in quanto ogni campione viene adeguatamente analizzato dal centro trasfusionale per evitare che il ricevente ottenga sangue inadatto o inutilizzabile allo scopo; dunque non solo la possibilità di fare del bene – attività già di per sé fortemente remunerativa a livello personale e morale – ma anche una contestuale verifica gratuita dello stato di salute di chi ne compie l’atto. Non si deve pensare che solo gli altri ne possano aver bisogno, chiunque può avere necessità di una trasfusione di sangue, a seguito di incidenti od operazioni chirurgiche, anche un amico, un conoscente, un familiare o lo stesso donatore: ecco perché fare del bene al prossimo, coinvolgere il donatore in un circolo virtuoso che in futuro – questioni scaramantiche a parte – potrebbe vederlo come principale beneficiario.
Se la donazione potesse essere fatta esclusivamente da superuomini o da eroi, probabilmente ci saremmo già messi l’anima in pace, comprendendo che le innumerevoli difficoltà che impediscono un corretto svolgimento di tale attività possano essere compiute soltanto da esseri a noi superiori: dispiace dirlo, ma le cose non stanno affatto così.
Chiunque può dedicarsi all’attività donativa, è sufficiente essere maggiorenni, esser certi di avere un organismo in un perfetto stato di salute e raggiungere determinati criteri minimi di peso corporeo. L’età anagrafica è importante, ma conta fino ad un certo punto, coloro che donano il sangue per la prima volta devono avere dai 18 ai 60 anni, mentre per coloro che hanno sempre regolarmente contribuito all’attività e possiedono un buon stato di salute possono compiere donazioni fino ai 70 anni, previa valutazione clinica dei principali fattori di rischio età correlati. Ogni donatore deve dimostrare di non aver subito alcun intervento chirurgico nell’ultimo anno, deve far passare almeno quattro mesi dopo aver compiuto qualsiasi operazione odontoiatrica, un tatuaggio o la perforazione di una parte del corpo. Il donatore deve dimostrare di pesare almeno 50 kg, in quanto una trasfusione compiuta su un individuo con una massa corporea inferiore, rischierebbe di comportare un evidente abbassamento del sistema immunitario dell’interessato ed un conseguente indebolimento di interi distretti muscolari. I potenziali donatori non devono tenere un stile di vita con comportamenti a rischio: per situazione a rischio si intende la possibile assunzione di droghe da parte del donatore nel recente passato o a maggior ragione un’assunzione contestuale all’attività donativa, il verificarsi di rapporti sessuali non protetti o rapporti tra persone che sono risultate positive al test HIV. Il donatore inoltre deve necessariamente rispettare determinati parametri di polso e pressione arteriosa scrupolosamente indicati nel decreto ministeriale (la pressione minima deve essere compresa tra i 60 e 100 mm di mercurio, mentre la massima deve essere compresa tra i 110 e 180 mm), con un valore minimo di emoglobina di 13,5 grammi per decilitro di sangue negli uomini e 12,5 grammi per decilitro nelle donne; solo in casi particolari, dietro autorizzazione e sotto la piena responsabilità del medico, è possibile donare anche con un livello di poco inferiore a quelli indicati.
Ci sono altre motivazioni decisamente più specifiche e dettagliate che delimitano l’attività donativa, quindi non è possibile sostenere che tutti gli individui possano ritenersi liberi di donare come e quando vogliono; occorre osservare regole e tempistiche ben definite. Al donatore viene fatto leggere e sottoscrivere un foglio informativo in cui lo stesso deve affermare consapevolmente di averne preso visione: In primo luogo il donatore deve assicurarsi di non avere soggiornato per più di 6 mesi in uno dei territori ricompresi nel Regno Unito (Inghilterra, Scozia, Galles, Irlanda del Nord, Isole Canarie, Isola di Man, Isole Falkland e lo Stato di Gibilterra) nel periodo storico che va dal 1980 ed il 1996; questo criterio cautelare, è stato inserito nel vademecum del perfetto donatore, dopo che nel 1980 in Gran Bretagna e nell’Irlanda del Nord è stata riscontrato il diffondersi del morbo di Creutzfeldt-Jakob, una rara malattia neuro-degenerativa il cui contagio potrebbe avvenire anche tramite la trasfusione di sangue. Va detto che la correlazione tra diffusione della malattia causati da scambi di sangue, è un aspetto che ancora oggi non è stato confermato da un punto di vista scientifico, questo provvedimento infatti è ritenuto a tutti gli effetti una misura preventiva e cautelare. Altro punto fondamentale che delimita l’attività della donazione è un soggiorno all’estero che il donatore potrebbe aver compiuto qualche mese prima di una nuova donazione. Le limitazioni sono dovute alla possibile presenza di agenti patogeni in alcuni Paesi tropicali e nell’intero continente africano, i quali possono infettare il soggetto e causare la contrazione di malattie infettive quali il West Nile virus o la malaria; ovviamente ciò non significa che chiunque abbia soggiornato in questi Paesi sia venuto in contatto con tali agenti patogeni, però è bene assicurarsi dell’ottimo stato di salute del donatore, prima che possa presentarsi per effettuare la donazione. Nell’ultimo decennio agenti patogeni tropicali si sono diffusi anche in alcune parti dell’Europa, quali il West Nile virus, la chikungunya e la febbre dengue. Ciò significa che dopo una permanenza in un Paese estero, è comunque consigliabile che il donatore fornisca tutte le indicazioni necessarie alle autorità mediche competenti in merito e non provveda a donare sangue fino a che non avrà ricevuto dalle stesse il nulla osta definitivo.
Occorre recarsi anzitutto presso uno dei centri di raccolta fissi o mobili, nelle strutture sanitarie pubbliche o direttamente presso il Servizio Trasfusionale presente negli ospedali, in cui avverrà l’immediata identificazione del potenziale donatore e la susseguente compilazione di un questionario; in un secondo momento il neo-donatore avrà un colloquio individuale con il medico, il quale provvederà a stilare un’anamnesi, verificare una prima idoneità psicofisica dell’individuo a cui poi seguirà un check-up medico completo, comprensivo di misurazione della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa e dell’emoglobina, per comprendere se il soggetto risponde perfettamente ai criteri richiesti. Superati i test clinici, il neo-donatore viene portato nella sala salassi dove viene fatto distendere sul lettino, gli viene chiesto di distendere un braccio alla quale verrà applicato un laccio emostatico per facilitare il prelievo di sangue; il medico o l’infermiere competente – sotto la rigida supervisione del medico responsabile – inseriscono l’ago nella vena dopo aver disinfettato la cute ed attendono che il sangue del donatore defluisca spontaneamente nell’apposita sacca sterile collegata. È una operazione talmente semplice e rapida, che sicuramente si è impiegato più tempo a descriverla rispetto a quanto ci si possa mettere nel realizzarla concretamente; al termine dell’atto donativo, il soggetto viene invitato a riposarsi per qualche minuto ed a rimanere disteso, dopodiché una volta verificato il perfetto stato di salute, viene invitato a fare colazione perché si possa riprendere dal prelievo.
Solitamente al donatore maschio vengono prelevati 450 millilitri di sangue, quindi indicativamente un 10% rispetto al totale litri di sangue facenti parte dell’organismo umano; ad una donatrice vengono prelevati circa 400 millilitri, comunque una quantità tale da permettere l’immediato reintegro dei vari emocomponenti presenti nel sangue (globuli rossi, piastrine e la parte liquida del sangue, ovvero il plasma). Prima di ogni donazione, al soggetto donatore è consentito al massimo assumere tè poco zuccherato, caffè o succhi di frutta, tranne il caso in cui l’atto donativo coincida lo stesso giorno con il prelievo di campioni per controllare lo stato di salute: in questi casi, è tassativo presentarsi al centro trasfusionale completamente digiuni. È inoltre consigliato bere molti liquidi (non alcolici) il giorno prima della donazione in modo da aiutare il sangue a defluire meglio durante il prelievo. La donazione di sangue solitamente ha una durata media che va dai 8 ai 12 minuti.
Donare il sangue è una scelta libera e consapevole, ogni donatore ha la possibilità di scegliere se e con quali tempistiche compiere questo straordinario gesto altruistico, in base ai propri impegni ed alla propria organizzazione personale; solitamente le tempistiche minime per la donazione di sangue intero sono 90 giorni per il maschio, quindi per un totale di massimo quattro volte l’anno, mentre solo 2 volte all’anno per le femmine in età fertile, per evitare un eccessivo indebolimento dell’organismo della donna considerato anche il ciclo mestruale che si verifica ogni quattro settimane. Discorso a parte per chi decide di donare in aferesi plasma o piastrine, in cui la frequenza è decisamente maggiore, con una sensibile riduzione degli intervalli (ogni 14 giorni ovvero dopo 1 mese dalla donazione di globuli rossi.
Nel 2004 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha istituito la “Giornata Mondiale del Donatore di Sangue”, per sensibilizzare l’opinione pubblica e far conoscere gli effetti benefici che comporta la donazione. La data prescelta per la giornata mondiale è il 14 giugno e non è una data casuale: il 14 giugno 1868 è nato il biologo naturalizzato statunitense Karl Lendsteiner, premiato con il Nobel per la medicina nel 1930 per aver scoperto la presenza di gruppi sanguigni diversi. Questa scoperta oggi ritenuta banale e scontata, ha dato vita ad una vera e propria rivoluzione scientifica in materia di trasfusione di sangue: dalla prima metà del ventesimo secolo in poi, si è capito il perché per salvare una persona non bastasse donare parte del proprio sangue, ma occorreva prima comprendere il gruppo sanguigno del richiedente e quale di questi fosse compatibile con quello di un potenziale donatore. Donare il sangue è un gesto che non ha punti di debolezza, è una attività sana ed utile all’interno di un qualsiasi contesto sociale; donare il sangue è un grande gesto di solidarietà verso il prossimo, è altruismo e deve rappresentare il dovere morale di ogni individuo.
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Venerdì 17 giugno 2016, presso l’Arcispedale S.Anna di Cona (Ferrara), si è svolto l’incontro dal titolo La terapia trasfusionale nella talassemia: confronto dei dati pre e post storage “Ferrara” promosso dall’Associazione ALT “Rino Vullo” di Ferrara.